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Il Libro

Ecco alcuni stralci estratti dal libro

- Introduzione di Mariano Botta
- 2001-2002 Da cicciottello a professionista
- Primavera 2006: la metamorfosi in campione
- 2008: dallo splendore dell'oro alle tenebre del doping
- 2009: i Mondiali di Mendrisio
- 2010. Successi per l'eternità
- 2011: nuovo inizio e addio

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"Il ciclismo è fantasia. Per chi corre, per chi guarda, per chi scrive. Un sogno a colori che purtroppo propone anche immagini sbiadite in bianco e nero. Passato e presente sul quale costruire un futuro migliore. Difficile, ma non impossibile. Il ciclismo è questo, ma anche altro. Fascino. Fatica e sofferenza. Gioia e dolore. Vittoria e sconfitta. Ma ancora di più tanta umanità"
"Si contano sulle dita di una mano o poco più gli sportivi svizzeri conosciuti in tutto il mondo. Fabian Cancellara è uno di questi. Un personaggio. Uomo e campione. Un ragazzo in gamba, figlio di un emigrante venuto dalla Basilicata sposato con una svizzera. Nato e cresciuto a Berna con sani principi e diventato un corridore capace di magie incredibili. Un palmarès lungo così, un titolo olimpico, quattro iridati della cronometro, classiche come Roubaix (due volte), Fiandre e Sanremo. Giro della Svizzera e tanto altro. Molti giorni in maglia gialla al Tour de France. Vincerlo resta un sogno. «Un conto sono gli obiettivi, un altro i sogni. Ecco, il Giro di Francia resta nel capitolo dei sogni...». Lucido anche in questo. Fabian sa che ha un enorme potenziale, ma che forse certe corse non potrà mai vincerle. Fra i suoi traguardi figura il grande slam, cioè firmare le classiche-monumento. Tre ci sono (appunto Roubaix, Sanremo e Fiandre), adesso sta pensando alla Liegi-Bastogne-Liegi e al Lombardia. Quattro maglie con i colori dell'arcobaleno le ha già, quelle contro il tempo (senza dimenticare le due vinte da juniores), ma insegue con determinazione l'altra, quella nella gara su strada. A Mendrisio ci è andato molto vicino. Ma c'è anche altro, il record dell'ora. Al momento è forse l'unico a poter battere i km 49,700 di Ondrej Sosenka (Mosca 2005). «Ci penso, ma dietro occorre avere un progetto serio e una preparazione mirata». Un assalto che va pianificato nei minimi dettagli con un calendario stagionale diverso dal solito. Non è per adesso, ma si può fare."
Tratto dall'introduzione di Mariano Botta

"Lo esaminano dalla testa ai piedi, lo pizzicano qua e là, lo sottopongono a dei test, lo mettono sulla bilancia. Il giudizio: è cicciottello. Ancora troppo pesante. I suoi capi, ogni volta che Cancellara si presenta al Centro Mapei a Castellanza tematizzano il suo peso e lo scherniscono. Qualcuno gli chiede se sia il nuovo meccanico. E Cancellara risponde: «No, il nuovo corridore». E l'altro si mette a ridere. Voleva solo prenderlo in giro a causa del suo fisico. Con la firma del suo primo contratto da professionista Cancellara entra in un mondo dove non può più correre solo per sé stesso. È pagato per partecipare a delle gare, circa 25.000 franchi all'anno, e per soddisfare delle speranze. Giorgio Squinzi, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, paragona lo svizzero al cinque volte vincitore del Tour de France: «Cancellara è il nuovo Miguel Indurain».
Tratto dal capitolo: 2001-2002 Da cicciottello a professionista - pagina 23

"I 260 chilometri nella pianura tra Compiègne e il velodromo di Roubaix, di cui 50 su strade ricoperte da sassi, dividono i corridori in due tronconi. I ciottoli sono grossi e irregolari, talvolta disposti a diversi centimetri di distanza uno dall'altro. I corridori sono costantemente sballottati qua e là, su e giù. Chi cerca un eufemismo designa la corsa «la regina delle classiche». Per la maggioranza dei corridori la Parigi-Roubaix è però «l'Inferno del Nord». Anche per Ferretti, che ha spesso rinunciato a seguire la corsa sull'ammiraglia. Malgrado ciò ha convinto Cancellara a partecipare alla gara. Come i suoi predecessori alla Mapei aveva intuito che Cancellara sarebbe potuto essere un futuro vincitore di questa classica. Motivo per cui alla sua prima partecipazione non gli ha affidato compiti da gregario: gli ha detto di partecipare per imparare..."
Tratto dal capitolo: Primavera 2006: la metamorfosi in campione - pagina 45

All'inizio di ottobre 2008 la sua reputazione è improvvisamente in pericolo. Cancellara stava cliccando su un paio di siti internet quando gli salta all'occhio un titolo a caratteri cubitali: «Cancellara è dopato?» Sotto al titolo un video. Un giornalista di blick.ch aveva inter-vistato alla stazione di Zurigo Stadelhofen alcuni passanti. La domanda: «È possibile che Fabian Cancellara abbia fatto uso di sostanze proibite?» I pareri erano discordi. Ma Cancellara non vide neppure le risposte a lui favorevoli. Spense il computer. In testa rimasero quelle voci che non gli davano fiducia. Del tipo: «Purtroppo posso immaginarmelo», «Non mi stupirebbe», «Ho paura di sì». In una votazione online condotta dallo stesso Blick quasi il 60 percento degli oltre 10'000 partecipanti dubitava di Cancellara. Nemmeno due mesi prima, il 16 agosto, Cancellara era stato accolto all'aeroporto di Zurigo in pompa magna, con la medaglia di Pechino al collo...
Tratto dal capitolo: 2008: dallo splendore dell'oro alle tenebre del doping - pagina 76

Pioveva a dirotto. Faceva freddo. Un allenamento sulle colline nella regione del Lago di Como, Bjarne Riis non si ricorda più esattamente dove. Si ricorda però bene dello sguardo di Cancellara. La concentrazione gli stava scritta sul viso. La forza di volontà, la dedizione totale. Le condizioni meteorologiche erano miserabili, dice Riis. Ma Cancellara, che predilige il tempo bello e asciutto, non dava segni di voler ritornare all'albergo. Non questa volta. Non in queste giornate di settembre precedenti i Mondiali di Mendrisio. Davanti, Riis sulla motocicletta, bagnato fradicio. Dietro, Cancellara sulla sua bicicletta, piegato sul manubrio, sporco dalla testa ai piedi. Riis si volta e chiede: «Non vogliamo tornare?» Cancellara si limita a dire: «No, Bjarne. Continua, io ti seguo». Riis continua, e scoppia a ridere dentro di sé. Sette ore e mezzo, 240 chilometri. «Sapevo che stava allenandosi uno che voleva diventare a tutti i costi campione del mondo», dice Riis. Esaltato. Inusitato per il danese, che preferisce i fatti alle emozioni. Si ricorda con piacere della preparazione ai Mondiali in Ticino perché gli hanno regalato dei momenti di gioia vissuti �a suo modo di vedere �troppo raramente con Cancellara.
Tratto dal capitolo: 2009: i Mondiali di Mendrisio - pagina 89

Al Tour de France aveva deciso di disdire il contratto con la squadra di Riis a fine stagione. C'erano chiari segnali che il perno attorno a cui ruotava la Saxo-Bank sarebbe passato nel 2011 a una nuova squadra, in prima linea i fratelli Fränk e Andy Schleck. Cancellara riteneva di doversi staccare da Riis dopo cinque anni passati assieme. Con il responsabile della comunicazione e del marketing Brian Nygaard, il consulente B.S. Christiansen (entrambi alla fine del 2009) e il direttore sportivo Andersen (poco prima del Tour de France 2010) Riis aveva perso i suoi tre pilastri principali. La squadra stava sfaldandosi a causa di errori nell'amministrazione e perché erano state assunte persone che non armonizzavano con il resto del team. A Cancellara mancavano Nygaard, Christiansen e Andersen. Riis non riusciva da solo a mantenere quello spirito tipico della squadra. Inoltre il futuro degli sponsor era incerto. Cancellara voleva andarsene, «non c'era più il clima adatto».
Tratto dal capitolo: 2010. Successi per l'eternità - pagina 134

...Il motore di Cancellara fa entusiasmare tutti da un decennio. Ma cosa si intende con motore in ambito ciclistico, dove i motorini sono malvisti? Riis: «Penso che lo si possa capire facilmente dopo aver analizzato le prestazioni di Cancellara. I valori in watt che riesce a sviluppare sono incredibili». Andreas Gösele, medico alla Crossklinik di Basilea, che ha conosciuto Cancellara alle Olimpiadi del 2008 e ora è medico della squadra Leopard-Trek lo spiega meglio: «Potenza o coraggio non sono sufficienti, è necessario anche del talento. E il talento è una miscela di diversi fattori. Il motore è la possibilità di mettere a disposizione dell'energia finalizzata a raggiungere una certa velocità durante un lungo periodo di tempo. A ciò si aggiungono la disponibilità a soffrire e la capacità di restare nella posizione ideale durante tutta una cronometro».
Tratto dal capitolo: 2011: nuovo inizio e addio - pagina 146

Autori

Benjamin Steffen


Nato nel 1978, studia storia, geografia e geologia a Berna.
È stato giornalista sportivo al quotidiano Der Bund dal 1995 al 2006. Dal 2001 è collaboratore, poi redattore del quotidiano Neue Zürcher Zeitung.
Dal 2001 si occupa in particolare di ciclismo, ha seguito tra l'altro sette volte il Tour de France.
 

Christof Gertsch


Nato nel 1982, studia giornalismo, storia ed economia politica a Friburgo.
È stato giornalista presso i quotidiani Burgdorfer Tagblatt e Berner Zeitung.
Dal 2007 è redattore sportivo al settimanale NZZ am Sonntag.
Dal 2004 si occupa in particolare di ciclismo, ha seguito tra l'altro cinque volte il Tour de France.

Dati Tecnici

Il mondo di Fabian Cancellara
La storia di un ciclista professionista


Autori: Benjamin Steffen e Christof Gertsch

Prezzo: Italia € 22.00 - Svizzera Italiana CHF 33.00

Formato: 15x22 cm - 167 pagine di cui 22 a colori

Editore: Salvioni Edizioni - Bellinzona

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E-mail: info@biografiacancellara.ch

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